Visita alla cripta di Santa Cristina a Carpignano
In Principio era Una. Con toni profani si sceglie di avviare il discorso, tentando di diluire la questione complessa e annosa della unità della Chiesa e del dialogo ecumenico. Non partiamo dai massimi sistemi, ci perderemmo nei mille rivoli delle nostre conoscenze lacunose. Partiamo dall’età della "pietra"e dai resti delle pietre giunte fino a noi. Immobili, massicce, intossicate di muffa, esse ci parlano dei nostri antenati cristiani. E da questa pietra diamo il via timidamente ad un percorso che con ogni probabilità ci porterà a piccoli passi alla consapevolezza che la storia della Chiesa è incredibilmente ricca e al contempo dinamica, per certi versi ciclica, sempre in evoluzione. Domenica 3 marzo 2013, abbiamo visitato guidati dal parroco responsabile, il gioiello medievale sotterrato, la Cripta Bizantina di Santa Cristina (successivamente di Santa Marina e poi della Grazia). L’affresco più antico riporta un’iscrizione con il nome di Teofilatto e l’anno di esecuzione:siamo nel 959, prima del Grande Scisma (1054) che separò la Chiesa Cattolica Occidentale sostenitrice del primato del Vescovo di Roma, dalla Chiesa Ortodossa Orientale in aperta opposizione alle innovazioni "latine" e in estrema difesa delle tradizioni.
Tra questioni teologiche e divergenze sulle pratiche liturgiche si diede inizio ad un processo di allontanamento, le due comunità segnarono cammini differenti, sebbene destinate ad essere eternamente in dialogo tra loro. Definire i termini di questo dialogo, identificarne i problemi e chiarirne lo scopo è compito assai arduo per gli interlocutori coinvolti dal 1054 sino ad oggi. La Cripta ècomposta da tre vani con doppio ingresso. Entrando dalla scalinata a sinistra, che prima del rimaneggiamento aveva l’aspetto di una botola, a livello del manto stradale, siamo nell’endonartece e qui la parete medievale consumata dal tempo e dall’umidità è sovrastata da un altare in puro barocco leccese:il complesso, il volume è addossato con duro impatto e risultato grossolano all’essenziale, al lineare. Al centro del campo visivo campeggia la Madonna del Cammino: inequivocabile il suo sguardo, mi indica di proseguire verso destra. L’endonartece infatti è lo spazio riservato ai catecumeni e ai penitenti. I catecumeni sono coloro che iniziano un cammino di fede e compiono i passi necessari per giungere al Battesimo e per il Battesimo, appunto…andare verso destra (verso l’ascolto della parola e l’esecuzione del rito, che permetterà al catecumeno di fare ancora passi avanti verso il fonte battesimale e la conversione).
Siamo ora nel naos: se penso al Largo Madonna delle Grazie e all’asfalto così come l’ho lasciato prma di discendere nella Cripta, nel naos mi ritrovo all’improvviso in un’altra dimensione spazio- temporale. Una lastra di pietra grezza enorme, dalla superficie irregolare e porosa incombe sulle nostre teste e riconosco una Chiesa preziosa con i suoi straordinari affreschi a tratti annebbiati dai secoli, a tratti impietosamente erosi dall’acqua. Il rosso e il blu cobalto affiorano ovunque. Tre le figure ricorrenti, Santa Cristina, San Nicola e il Cristo Pantocratore. Ricorre ben 7 volte Santa Cristina in vesti orientale ricche a preziosamente adornate, con una corona di perle sulla testa e la croce gemmata portata a simbolo di fede e resurrezione. Due navate, forse tre, interrotte bruscamente nel punto in cui siamo abituati a vedere tutto insieme altare…abside e…organo:qui, invece,coem catapultandoci nel Vecchio Testamento, si impone alla vista un pilastro in tufo orginale, incredibilmente largo, l’iconostasi, la parete divisoria che separa il naos dal vima, la navata dal santuario, i fedeli dal ministro, il luogo dell’ascolto dal luogo della consacrazione,nascosto agli occhi dei fedeli e al quale possono accedere solo i sacerdoti. Nel vima si trova l’altare. A destra e sinistra affreschi di Cristo Pantocratore,assiso su un trono sfarzoso, ben lontano dall’idea di un Gesù che a cavallo di un’asina entra in Gerusalemme la Domenica delle Palme. Perchè quella Cripta è lì? Chi l’aveva costruita? Erano i monaci basiliani,messi in fuga da un editto dell’impero bizantino,nel periodo della lotta iconoclasta:l’adorazione delle icone che essi nutrivano con zelo rischiava di condurre all’idolatria pertanto le loro immagini,i loro affreschi venivano distrutti e i monaci perseguitati. Dispersi dai luoghi d’origine, giunsero nel Salento dove applicarono il loro modus vivendi e la loro regola che estendevano ai laici come forma di vita perfettamente cristiana. Basilio preferiva all’eremo i luoghi vicino o all’interno del centro abitato, ma era il cenobio il fulcro della vita monastica:spesso il luogo della preghiera era collegato al posto di lavoro, proprio come accade a Carpignano,dove infatti dalla Cripta bizantina non èdistante il frantoio ipogeo. I basiliani divennero abili nella molitura dell’olio, prodotto tanto pregiato da essere utilizzato come moneta e non semplice prodotto di scambio:essendo i cenobiti ben inseriti nella comunità, questa partecipava alla produzione e pregava insieme a loro.
Con il Grande Scisma si rivelò davvero impresa ardua scardinare la teologia e la liturgia bizantine profondamente radicate in queste comunità: tutt’oggi i cristiani carpignanesi hanno mantenuto nella loro gestualità rituale, reminiscenze di questo passato lontanissimo. Il problema più grande fu quello di convertire la popolazione locale alla Chiesa d’Occidente poichèi basiliani, con il loro senso gerarchico, la loro regola ferrea, la presenza costante nei momenti di lavoro e preghiera nella vita quotidiana della comunità, resistevano persino alle invasioni dei saraceni, dei barbari che man mano si susseguivanon e i silos di pietra scavati nel pavimento per conservare l’olio e perfettamente in linea con esso ingannavano i pirati sprovvisti di doti ingegneristiche. L’altare barocco presente nell’endonartece fu uno degli ultimi tentativi per latinizzare la comunità locale; dopo anni di tentativi della Chiesa di Roma fu Santa Marina che determinò una consistente breccia a favore del nuovo processo di occidentalizzazione, "curando" tutte le malattie più diffuse nella comunità, in particolare e inanzitutto l’ittero (solo da pochi anni èstata definitivamente scoraggiata l’usanza ancora in vita presso i piùanziani di curare l’epatite orinando nella cripta esattamente di fronte all’affresco della Santa).
Tutto ciò che è sotterraneo resiste. Tutto ciò che è alla luce è soggetto ad essere distrutto con violenza. La sovrintendenza, la religione, le persone hanno questa scelta da compiere:purezza o strategia,dare oppure ottenere,vivere o sopravvivere. Possiamo avere Chiese sepolte e cristiani emergenti. Da che mondo è mondo:processi ciclici di oppressione e processi di liberazione conseguenti. Come conciliare mura gonfie d’acqua sotto il livello della terra e teste che pretendono di innalzarsi verso un cielo stellato?
« Et Lui dovemo adorare et non questo legno. »(Lando di Pietro,iscrizione all’interno della testa di un crocefisso ligneo)
Stefania Tundo –Egerthe! Galatina
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