Presentazione del libro “Lamiere”a Galatina
Nell’economia dell’anno lavorativo l’estate è per tutti un tempo di vacanze e per noi dell’associazione Egerthe un tempo privilegiato in cui ci riserviamo momenti di riflessione e di incontri da cui possano maturare anche impegni più forti per l’anno successivo,così anche quest’estate abbiamo voluto curare l’incontro con il nostro caro amico e fondatore fra Ettore Marangi che da ormai sette anni vive la missione in Africa dividendosi tra lo slum di Deep Sea e l’insegnamento di teologia al Tangaza College di Nairobi. Le vacanze estive che fra Ettore trascorre in Puglia da sempre sono un’occasione continua di incontri con la gente, di scambi e racconti, momenti in cui si racconta e si riaccende il desiderio per una Chiesa impegnata in maniera differente e ci si riposa – per usare uno dei suoi modi di dire – attorno all’Eucarestia che apre i cuori e le case. In più, come valore aggiunto alla testimonianza, questa volta abbiamo avuto la bella occasione di conoscere e ascoltare Phina, una giovane mamma e professionista keniana che presta il suo impegno nell’educazione dei bambini dello slum.
La serie nutrita di incontri in giro per il Salento è stata inaugurata proprio a Galatina, sabato 13 luglio: una serata ricca di presenze nonostante il temporale che ha imperversato nel pomeriggio. Ettore e Phina in modi diversi si sono raccontati come persone e come cristiani, ci hanno fatto partecipi dell’evoluzione e dei progressi che la missione kenyana di Deep Sea sta vivendo rispetto agli inizi: i bambini seguiti sono ormai quasi una cinquantina, il sostegno a distanza riguarda non solo l’educazione infantile ma anche i bisogni delle famiglie in progetti di autonomia e sta prendendo forma l’idea di costruire una piccola casa su un appezzamento donato da un contadino, per accogliere i bambini e permettere dei laboratori di lavoro per gli adulti fuori dallo slum. Tutti gli interventi sempre nella scia e nello stile di don Milani, sono oggi possibili grazie ad una rete di volontari, soprattutto donne che vivono fuori dal ghetto (o “villaggio” come con grande dignità lo chiamano gli abitanti di Deep Sea) ma hanno deciso di investire le loro capacità mettendole a disposizione dei più sfortunati: «il bene è contagioso» ,dice Ettore ridendo compiaciuto nel raccontare di questa onda di amicizia che unisce le persone in barba alle distanze, alle convenzioni sociali e soprattutto alle difficoltà quotidiane che lo slum - luogo di estrema povertà materiale,di grandi contraddizioni oltre che di grande speranza - impone di risolvere.
Questi argomenti sono difficili e toccanti e l’occasione per renderli più alla nostra portata è data dal libro “Lamiere”, un fumetto giornalistico realizzato da tre talentuosi e affermati illustratori milanesi, che l’anno scorso hanno deciso di recarsi a Deep Sea per conoscerla da vicino e sono stati ospiti per un mese proprio da fra Ettore che è così diventato uno dei protagonisti della graphic novel:questi giovani sono arrivati nello slum consapevoli che il loro sguardo iniziale era quello occidentale e quindi molto di parte e malgrado ciò sono stati capaci di entrare in questa realtà rompendo quello che fra Ettore definisce il profilattico spirituale che divide chi sta bene dalle persone che soffrono e che impedisce la Rivelazione. Nel libro ci sono dunque raccontate in modo semplice ma nient’affatto semplicistico, le storie dello slum in cui i protagonisti si sono potuti riconoscere anche nel tratto grafico molto realistico, storie belle di riscatto ma anche più tristi: c’è Angelina, che con l’aiuto di uno sponsor, ha preso con successo il diploma di care-giver (badante) ed è passata a guadagnare 6,50 euro dai 2 euro al giorno iniziali, oppure c’è la storia di Nelson, uno dei primi ragazzi della missione, che purtroppo non ha avuto un lieto fine, ma ci sono anche le storie delle donne di Deep Sea, protagoniste carismatiche che hanno fatto da guida e in più occasioni protetto con la loro sola presenza i giovani visitatori.
È evidente che per fra Ettore parlare del libro “Lamiere” e presentarlo da protagonista è solo uno spunto per parlarci deI Vangelo e dei poveri: se con la scusa che il Vangelo è per tutti noi, escludiamo i poveri che nel mondo sono la maggioranza allora il Vangelo non è più per tutti. I poveri come luogo della rivelazione divina: è questo dunque l’argomento al centro del nostro dialogo. Se voglio fare l’esperienza del cuore della realtà, se voglio avere un’idea di chi è Dio, allora Dio è come le persone più povere: nel povero conosco Dio perché il povero è semplice e in Gesù Dio si rivela come semplicemente amore. Mentre ascoltiamo le riflessioni teologiche che ci vengono donate, siamo consapevoli che non sono solo parole quelle che fra Ettore ci dice, perché hanno come terreno l’esperienza tra i poveri di Deep Sea ma anche l’esperienza precedente delle tante battaglie nonviolente fatta qui, nel nostro territorio salentino, accanto agli immigrati ad Ostuni, in difesa della legalità a Manduria, contro l’inquinamento e in difesa della Madre Terra a Galatina.
Nel discorso sulla povertà entra anche l’attenzione e l’amore per la Chiesa: in occidente l’indifferenza alla chiesa è ormai la cifra su cui si misura il dissenso soprattutto tra i laici. Come ha detto anche il papa, il problema della Chiesa è il clericalismo cioè il potere della classe sacerdotale, ma i poveri sono la risposta anche a questo problema, perché quando si mettono i poveri al centro e si chiede a loro cosa fare, quali sono le cose essenziali per vivere, la Chiesa stessa non può che diventare povera e il clericalismo scompare: in questo percorso il compito della teologia e dell’escatologia è importante,perchè è quello di ricordare che Gesù ha cambiato il mondo con la croce e la resurrezione, diventando ultimo tra gli ultimi e condividendo la feccia dell’umanità. La Croce è condivisione perché Gesù sulla croce ha scelto di diventare povero tra i poveri, criminale tra i criminali e quando con un povero tu condividi il tuo necessario (non il superfluo o l’utile) gli fai capire che ha una dignità, che è una persona. Ma la Croce come condivisione non basta se non c’è la speranza e l’esperienza della resurrezione: quell’amore che non è solo obbedienza e condivisione di tutto, ma è amore sovversivo capace di arrabbiarsi per le ingiustizie, capace di dire di no all’ingiustizia e alla morte, questo amore è la Resurrezione. Quindi, conclude fra Ettore, se per essere coerenti dobbiamo vivere quello in cui crediamo,allora essere credente oggi significa essere sovversivo.
L’esperienza della fede che si esprime nell’impegno e nella tenerezza è il potere che cambia il mondo, il potere dei poveri ai quali Gesù dice “beati perché vostro è il Regno di Dio”: quei poveri che ci dicono come bisogna lottare,come questo Regno si realizza nella storia,quei poveri che hanno un significato politico, sono quelle persone che hanno i tumori a Taranto, gli operai che muoiono sul posto di lavoro, gli umiliati e gli sfruttati e,ci ricorda ancora fra Ettore,sono i poveri alla fine quelli che ci giudicheranno, come nell’immagine bizantina del Giudizio universale in cui Gesù crocifisso viene con la croce dicendo “avevo fame e non mi avete dato da mangiare” per esprimere la beatitudine del vangelo “beati quelli che oggi piangono perchè domani rideranno”. Certo, per fra Ettore è anche importante non idealizzare i poveri, perché nella la loro semplicità sono facilmente manipolabili (mentre Dio non è manipolabile perché è sapienza): in Africa accade spesso che le lotte tribali vengano gestite in modo occulto dai poteri e dalle multinazionali e le persone semplici aizzate l’una contro l’altra con la conseguenza di genocidi e stermini atroci (vedi le guerre etniche tra hutu e tutsi in Rwanda),ma la responsabilità anche in questo è sempre inferiore alla responsabilità del potente perchè il reato del potente è demoniaco, elaborato e capace di insinuarsi nelle situazioni.
Due ore di dialogo passate velocemente, in cui Ettore e Phina hanno condiviso esperienze e proposte concrete di condivisione e di volontariato con un gruppo di persone venute ad ascoltarli, persone che come lui ripete spesso “non sono venute per partecipare ad un evento, alla presentazione di un libro, ma facevano parte di una comunità partigiana“, persone che hanno fatto un cammino di fede e una scelta di impegno. In conclusione, anche quest’anno abbiamo tutti avuto una grande occasione per soffermarci nell’ascolto, per maturare un nostro punto di vista sulle vicende che anche in Italia stiamo vivendo, sul nostro nostro senso di comunità troppo spesso centrato più sull’io che sul noi, toccando con mano che la soluzione alla solitudine,all’insoddisfazione e all’egoismo nel quale oggi spesso viviamo è la consapevolezza che veramente i più piccoli di oggi saranno la ricchezza di domani e impegnarci affinchè questo accada.
Grazie Ettore e Phina e a rivederci l’anno prossimo!
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