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27 Gennaio a scuola: fare memoria contro l’indifferenza

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Il 27 Gennaio ricorre la Giornata della Memoria per ricordare la Shoah.

Ma è necessario aspettare proprio il giorno in cui i russi entrarono nei campi di sterminio nazisti? Dovremmo ricordare tutti i giorni gli orrori della Shoah per denunciare il fatto che l’Italia, come altri Paesi, sapeva eppure faceva finta di non vedere, complice di chi opprimeva e causava sofferenza.

 In questi giorni abbiamo avuto il piacere di confrontarci con i punti di vista di due persone che vivono a contatto con situazioni umane difficili.  Il primo incontro è avvenuto in video conferenza con un amico della nostra professoressa di italiano: Ettore Marangi, un frate francescano facente parte dell’ordine dei frati minori, docente di teologia in Kenya. Ha iniziato facendoci vedere un breve video in cui esponeva le sue riflessioni riguardo la sua visita al campo di concentramento di Auschwitz. Molte volte a Fra Ettore viene chiesto se l’inferno esiste davvero. Lui ha due risposte da dare: la prima è che Dio non ha potuto creare l’inferno e la seconda è che l’inferno è stato creato dall’uomo e i campi di concentramento ne sono un esempio.Ha denunciato l’esistenza dei campi di sterminio anche in Algeria. Ma quello che ci ha colpito di più è stato saper che quel lager è stato edificato dai francesi sotto consiglio dei nazisti. Come ha potuto il governo francese chiedere aiuto alla Germania per costruire quell’inferno?

Questa notizia si è rivelata per noi come un fulmine a ciel sereno.

Abbiamo riflettuto anche sul tema della violenza. Fra’ Ettore ci ha detto che ne esistono due tipi: una strutturale contro interi popoli e una spicciola che si consuma tutti i giorni, come ad esempio quella domestica sulle donne oppure il bullismo nelle scuole.

Dobbiamo immaginare il mondo come un campo di rose. I petali profumati e  graziosi stanno appassendo e stanno prendendo il sopravvento le spine. È giunto il tempo di assumerci le nostre responsabilità per evitare che il campo di rose si trasformi in uno di rovi.

Il giorno seguente abbiamo avuto la fortuna di incontrare per la seconda volta Paolo Farina, uno scrittore e docente di teologia antropologica. I temi trattati sono stati per sommi capi simili a quelli affrontati con Ettore Marangi.

Ma Paolo ha raccontato la Shoah che vivono oggi i palestinesi: la Nakba. Noi stiamo leggendo un suo libro che riproduce fedelmente il suo viaggio in Palestina.  È come un diario di bordo che può essere considerato il riassunto della vita di un palestinese.

Ci siamo meravigliati di come, nel giro di quattro anni, gli ebrei da oppressi sono diventati oppressori.

È difficile pensare che, con la scusa che la Palestina sia la loro Terra Promessa, gli israeliani si assumano il diritto di infliggere ai palestinesi quello che loro hanno subito in prima persona. Tutti sostengono che la storia insegna, ma in questo caso la storia si ripete e vede le due parti invertite.

Paolo Farina ci ha fatto capire il significato di fare memoria e cioè ricordare sia con il cuore che con la mente. Abbiamo anche visto un video riguardante la vita nel campo di concentramento di Mauthausen e del fatto che il prete e tutti i cittadini sostenevano di non sapere.

Ma come è possibile questo, dato che il fumo e la puzza degli uomini morti nei forni crematori si sentiva da chilometri di distanza? 

Come si può  essere cosìegoisti di fronte alla vita di un essere umano?

Come si può pensare di creare la pace facendo la guerra?

La nostra speranza è quella che un giorno la gente si risvegli da questa indifferenza e si renda sensibile alle richieste di aiuto che continuamente, silenziosamente o gridate a voce alta, si levano nel mondo molte volte senza essere ascoltate.

 

Caterina –Terza Media "Polo Comprensivo 2"Noha per Egerthe! –Galatina

 

 

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