L’artista Miriam Duque racconta la mostra “Le Donne non si comprendono, si amano”
«L’ultima creazione di Dio è il suo capolavoro: la Donna.
Alla donna, già dalle origini, viene assegnato un ruolo che le sarà proprio, insostituibile, unico, quello materno, che non significa solo concepimento, non è legato solo alla maternità biologica.
Testualmente (Gn 2:7,18,21-23): Allora Dio il Signore fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò, prese una costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. L’uomo disse: Questa è carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo.
Nell’ebraico il collegamento è evidente perché si ha la stessa parola (al maschile e al femminile): il nome “donna” è ishàh, Ysh e ishà: uomo e (se ci è consentita la licenza) uoma! Se vogliamo essere più precisi: uomo maschio e uomo femmina.
La donna è creata, dunque, come “aiuto, soccorso, sostegno”.
Questa premessa ci fa entrare appieno nella mostra di Miriam Duque, non a caso rappresentata in questa chiesa di San Vito Martire attiguo convento, antica dimora delle carmelitane e oggi sede della madre più antica del mondo. L’inizio del percorso di Miriam con quattro opere… Carne della mia carne… in legno, vuole aprire interrogativi, riprendendo il passo della Genesi appena letto»
(Antonietta Moro,introduzione alla mostra)
Allora, dunque… Punto di partenza: la mamma più antica del mondo, diventata nel tempo essa stessa luogo di venerazione come Dea Terra. Luogo: il Museo della civiltà preclassiche della Murgia meridionale che accoglie il reperto Ostuni 1, ex- Delia antica sede di un monastero femminile che dava tetto anche ai bambini lì lasciati nella ruota.
Donna e 8 marzo: c’è da impastare bene, il filo del “tessuto” è … con-fuso…fuso…filo…tessere…
Secondo me, non ci poteva essere cornice migliore per questo evento che è un respirare il femminile in un percorso che affonda le radici nella religione, un passaggio da essa ad Amare Dio in Spirito e Verità!
In questa mia ricerca durata tutta la vita viene fuori la colpa e io ho incontrato il bisogno di perdono: come il mio padre spirituale mi insegnò, la colpa non è cristiana perché il peccato è la rottura, lo stare lontana da Dio: io non vado in chiesa, ma faccio tutto il bene che posso agli altri, mai male ad un altro! … e qui inizia anche la Misericordia di Dio, come mi ha fatto capire la mia madre spirituale (suor Camilla), una donna che mi ha sconvolto la vita, il giorno che mi mostrò la strada sbagliata dove camminavo! Usando gli strumenti precari che ho, i pennelli, i colori, Lui mi ha permesso di ricercare questo “Ama il prossimo tuo come te stesso!”.
Dal comprendere che la colpa che vive in me è ancestrale e attraverso il perdonar-mi …passavano tanti perdoni, fino arrivare a Adamo ed Eva, (miti, simboli, li possiamo chiamare in tanti modi ma in questa cultura, la nostra, rimangono sempre icone) e piano piano mi accorsi che Eva, la “maledetta tentatrice” che portò Adamo al peccato (colpa) non era così tanto colpevole. Come dire, da Eva ad Ave: dal momento in cui Dio inizia a parlare con Eva, chiama anche me a diventare terra, a fare esperienza di terra, diventare humus, terra fertile per accoglierLo!
A partire dal 2013, tante volte e in diverse mostre io ho riportato la mia esperienza interiore su vari supporti: l’occasione di quest’anno in particolare nasce una collaborazione con persone in ricerca, anch’esse indipendenti dalla religione, con le quali ho in comune un desiderio e impegno ad aprire le “prigioni” in cui vive l’essere umano. L’evento che abbiamo realizzato l’8 marzo (Giorno della Donna e anniversario della morte della mia mamma) è un invito a un percorso interiore che abbiamo intenzione di far proseguire dall’8 marzo fino all’8 dicembre con degli incontri mensili: un cammino che si sviluppa in nove mesi, un invito a preparare la terra alla fecondazione, un viaggio di sensi, emozioni, ricerca del femminile attraverso la consapevolezza del luogo della donna nella storia e del femminile in ogni essere umano!
La mia installazione, in particolare prevede l’uso di una tecnica molto antica il batik, dove tutti gli elementi naturali si fondono: aria, fuoco, acqua, cera d’api, pigmenti, terre diventano trama, diventano “tessuto umano” anche perché in Oriente a questa tecnica lavorano insieme donne e uomini insieme ogni uno usando il suo essere.
La cornice che ci ospita il museo delle civiltà preclassiche,non poteva essere che provvidenziale! L’ex convento delle monacelle accoglie una Donna, la madre più antica del mondo, ritrovata nelle grotte di Santa Maria D’Agnano: insomma, l’evento è il filo conduttore di un progetto di promozione della cultura dell’integrazione, nella convivialità delle differenze che è lo spirito di Egerthe, nel desiderio di andare incontro all’altro quale lei o lui è, con lingua, modo, razza, genere, sensualità, sentimenti, spiritualità…!
Il primo appuntamento, che abbiamo realizzato l’8 marzo, è stato un invito ad iniziare e proseguire un cammino insieme seguendo delle tappe ma consapevoli che l’opera finale sarà sempre una manifestazione della relazione creata tra l’idea, il progetto…e l’imprevedibile.
Miriam Duque, Egerthe Ostuni
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