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Il linguaggio femminile nella Chiesa e nella società

Testimonianza di Virginia Mariani  -  Chiesa Battista di Mottola

Gallipoli,22 luglio  -  Festa di Santa Maria Maddalena apostola degli apostoli

 

 

Buonasera a tutti e a tutte,

un grazie particolare all’associazione che ha organizzato e grazie per essere qui a condividere questo momento che mi vede davvero felice di essere con voi perché  davvero condivido il percorso intellettuale,  emotivo e a proposito di condivisione,  mi piace condividere lo spirito che aleggia questa sera tra di noi.  Sono contenta di essere qui anche perché  queste occasioni mi danno la possibilità  di rifare a ritroso il percorso che ho fatto io nella Chiesa evangelica battista e poi anche nella Federazione giovani evangelici,  nella Federazione donne evangeliche,  quindi è  un po’  anche un modo per rivedere la mia storia.  Una storia che inizia fin da piccola in una famiglia che era cattolica in origine,  poi dopo il matrimonio i miei genitori hanno deciso di battezzarsi e nelle chiese evangeliche battiste si dà  la testimonianza in quanto credenti,  quindi da adulti ed è  una testimonianza per immersione,  in una vasca battesimale ben presente in tutte le chiese battiste.  Ho continuato questo percorso con loro,  sebbene poi col tempo ho scoperto di avere un cognome veramente particolare perché  associare Virginia a Mariani in un ambiente evangelico protestante è  piuttosto particolare,  quindi ho pensato che già  nel mio nome ci fosse una sorta di vocazione all’ecumenismo.   A proposito del mio percorso di vita,  devo dire che ho avuto la gioia di vivere in un contesto in cui le donne hanno avuto sempre  –  detto tra virgolette  –  un certo potere in quanto,  essendo nata negli anni ’70 poco prima,  nelle Chiese evangeliche già  ci si avviava al pastorato femminile quindi sono cresciuta sempre con delle donne pastore che predicavano,  con delle diacone e ora mi trovo ad essere revisora della mia chiesa,  che è  quella figura forse non troppo simpatica che tiene sotto controllo i conti,  le entrate e le uscite,  sotto controllo il consiglio di Chiesa per vedere se le scelte,  le decisioni prese nell’assemblea  –  perché  noi ogni anno facciamo un’assemblea  –  se il Consiglio di Chiesa le porta avanti.  Come arrivano le chiese evangeliche al pastorato femminile?  Devo citare qui una pastora che è  molto conosciuta perchè  è  anche teologa la pastora Elizabeth Green che nel suo excursus,  molto sinteticamente,  dice che è  chiaro che anche nelle chiese protestanti c’era una situazione di patriarcato,  in questo contesto però  fin da subito le donne si sono date un gran da fare,  erano missionarie,  si occupavano delle visite nelle carceri,  dei bambini e delle bambine,  degli ammalati insomma erano donne molto decise nel servire.  Allora la prima domanda:  che cosa ci ha detto Gesù?  Chi vuol essere primo che cosa deve fare?  Deve servire quindi le donne in qualche modo,  sebbene in questi ruoli secondari già  erano coloro che servivano e seguivano il ministero di Gesù.  Però  la vera riforma l’abbiamo negli Stati Uniti nel 1820 con i quaccheri che accettano come ministra Lucrezia Mott;  un secolo più  tardi è  la volta del Nord Europa e quindi cominciano anche le donne ad essere ammesse al pastorato e negli anni ’50 questa possibilità  pervade tutte le chiese protestanti.  Arriviamo nel 1962,  siamo nell’ambito valdese:  la Tavola valdese ammette le donne pastore e nel 1967 abbiamo in assoluto in Italia la prima donna pastora che è  la Sciclone;  dopodicchè  è  la volta della Chiesa che io frequento,  la chiesa battista e siamo nel 1982 con una missionaria americana Marylou Moore.  Ora,  come mai si arriva a questo,  dice Elizabeth Green?  La non discriminazione delle donne e perciò  l’irrilevanza del genere ai fini del ministero ecclesiastico appartengono proprio al cuore del protestantesimo,  infatti l’intuizione di Lutero che dà   luogo ad una svolta epocale  (la riforma protestante)  consiste nel fatto –  per usare un linguaggio semplice  –  che siamo salvati e salvate per grazia e di conseguenza non si può  attribuire nessun valore in più  a ciò  che facciamo  (per esempio le buone opere)  e né  a ciò  che siamo:  come dice l’apostolo Paolo,  “ liberi e non schiavi,  giudei di nascita e non pagani”  quindi nemmeno essere uomo o donna costituisce un vantaggio né   comporta alcun privilegio nelle comunità  cristiane perchè,  come dice la Lettera ai Galati  “voi tutti siete uno in Cristo Gesù”  e siamo salvati e salvate per grazia,  non per ciò  che facciamo.

Però questo non smuove ancora le chiese protestanti:  c’è  un elemento in più  che porterà  le chiese protestanti verso un percorso verso il sacerdozio e che è  appunto insito nella riforma protestante e che è  il sacerdozio di ogni credente.  Nelle chiese protestanti non esiste gerarchia,  è stato Gesù  ad aver fatto il sacrificio una volta per tutte,  non viene riproposto nessun altro sacrificio durante i nostri culti,  quindi la chiesa si laicizza diciamo,  la vita di tutti uomini e donne è  sacra in sé  e ognuno mette la sua vita al servizio di Dio,  ognuno e ognuna:  capite bene che quindi,  essere salvati per grazia,  avere il sacerdozio universale di tutti e di tutte,  fa sì  che nelle chiese protestanti il sacerdozio femminile,  il pastorato sia presente da 50 anni  (abbiamo festeggiato 50 anni nel 2013,  quindi abbiamo già  55 anni di pastorato femminile nelle chiese battiste ma ancora prima nella chiesa valdese).  Un pastorato che però,  come dice un’altra giovane pastora Letizia Tommasone,  mette donne e uomini a un livello di parità  ma non annulla le differenze che ci sono tra uomini e donne e quindi anche le differenze che ci sono nello svolgere il ministero.  Approfondendo ho scoperto che in Svezia c’è  la prima pastora vescova anzi arcivescova della Chiesa protestante svedese dal 2013 e lei è  anche sposata con un pastore luterano,  però  è  stata eletta dai Consigli è  laprima donna arcivescovo,  diremmo anche arcivescova.  Anche nel mondo anglicano ci sono donne che vengono ordinate vescove,  lei è  Sara Mullay e nel 2014 è stata eletta dal Sinodo Generale della Chiesa d’Inghilterra:  è  una situazione che in qualche modo ha ispirato anche un certo mondo cattolico:  questa in foto è  una vescova che celebra messa nella Chiesa Maria Maddalena di San Diego in California e l’associazione Roman Catholic Women Priests conta 215 donne sacerdote e 14 vescove:  questo è  un movimento interno alla Chiesa Cattolica che è  iniziato nel 2002 ad eleggere le sue rappresentanti,  non riconosciuto perchè  le prime sono state scomunicate,  però  è  un fermento che nel mio lavoro di ricerca ho scoperto esistere nel mondo cattolico.  Ci sono poi stati due decenni decisivi 1988-1998 e poi 2001-2011 in cui le Chiese anche in accordo con l’ONU si sono interrogate e sono stati dei decenni ecumenici di solidarietà  con le donne e anche per vincere la violenza sulle donne.  Sono stati dei decenni significativi perché  in qualche modo noi credenti siamo stai messi un po’  con le spalle al muro:  in che cosa diciamo di credere,  siamo cristiani ma come veicoliamo questo attraverso le parole,  attraverso i messaggi,  attraverso le nostre attività?  Quindi il mio lavoro è  stato quello di approfondire attraverso anche i due incontri ecumenici,  quelli che mi hanno dato la possibilità  di conoscere fra Ettore  “Pace Giustizia e integrità  del Creato e riconciliazione”,  in nome sempre di questa ecumenicità  ho riflettuto insieme alle persone che hanno voluto fare questo percorso con me,  sul linguaggio che noi utilizziamo:  il linguaggio dei testi scritti,  degli inni,  dei canti,  che sono tutti al maschile a partire dalla grammatica italiana.  Allora,  ditemi un po’,  il femminile di maestro,  qual è?  Maestra.  Bimbo?  Bimba.  Sindaco?  Sindaca.  Assessore?  Assessora.  Architetto?  Architetta.  Avvocato? Avvocata.  Sono vent’anni che mi sento dire:  ma è  cacofonico,  eh ma si è  sempre detto così,  il maschile include il femminile…No,  è  la grammatica italiana:  i nomi che finiscono in O hanno il femminile in A,  sarà  cacofonico ma è  questo,  ci dobbiamo abituare anche perché  uno non è  abituato in quanto le donne prima,  in quei posti di rilievo e di potere non c’erano e quindi non c’era neanche il femminile di quei nomi.  Come dice la linguista Cecilia Arbustelli,  dobbiamo rientrare in questo percorso di approfondimento linguistico per capire che ciò  che non si dice non esiste.  Io mi permetto anche di far correggere i libri ai miei studenti,  dopo opportune spiegazioni dico loro:  “mi raccomando,  correggete uomo con umanità,  con essere umano,  perché  l’uomo anche se lo scriviamo con la lettera maiuscola,  nella nostra mente che cosa ci illustra?  Maschio,  si è  persa la distinzione dal latino vir / homo,  non abbiamo più vir per dire uomo,  homo dice sia uomo maschio sia umanità  e allora troviamo altre formule,  altre parole e la lingua italiana ci aiuta perché  dobbiamo costruire una mentalità  diversa e se non costruiamo una mentalità  diversa,  il parlato rimarrà  sempre lo stesso perché  i concetti sono collegati con quello che esprimiamo.  È  un percorso di approfondimento che si fa anche nei testi scolastici:  quante donne sono presenti nei libri di storia?  Quante donne nei libri di arte,  di musica?  Conoscete nomi di scienziate?  Se dovessimo fare un sondaggio ci verrebbero in mente più  nomi maschili che femminili.  Allora,  tu scopri che c’è  un universo femminile che deve essere nominato,  deve essere trovato nei libri e tra l’altro anche nella toponomastica,  i nomi delle strade nelle nostre città  sono tutti dedicati a uomini ecco perché  da qualche tempo collaboro anche con l’associazione Toponomastica Femminile e stiamo lavorando con le amministrazioni per fare in modo che piazze,  vie,  angolini vengano intitolati a donne che ci sono:  donne scienziate,  donne che hanno intuito prima ancora degli uomini leggi matematiche,  leggi astronomiche,  donne che hanno inventato il wi-fi,  donne che hanno inventato il calcolatore,  sono loro le prime,  donne che hanno studiato e magari si sono dovute nascondere perché  studiavano o si sono dovute travestire da uomini,  donne defraudate dei premi perché  sono stati attribuiti ai loro colleghi o ai mariti.  C’è  da rendere in qualche modo giustizia e da quando ho un bambino piccolo,  notavo che siamo sulla buona strada anche sui film di animazione:  quante nuove sceneggiature ci sono,  innovative,  che pongono in primo piano la parità  di genere e prima ancora il superamento degli stereotipi di genere,  molti film di animazione,  quasi tutti e il prossimo film della Lego parlerà  di “sistema sorellare”,  come fondare una nuova umanità.

Questo incontro di stasera ha luogo dopo un anno,  un anno nel quale sono successe tante cose:  c’è  stato il fenomeno del #metoo che ci ha ricordato come le violenze,  le molestie sessuali toccano tutte le donne;  è  stato un altro anno in cui i femminicidi si sono riproposti con la stessa frequenza di uno ogni due giorni,  è  stato un anno in cui abbiamo ricordato i 70 anni della nostra Costituzione e ricordiamo anche le 21 madri costituenti;  è  stato un anno importante per le Chiese protestanti perché  abbiamo ricordato la Riforma e quest’anno ricordiamo l’assassinio del pastore battista Martin Luther King,  non posso non ricordarlo qui con il suo sogno e non posso non condividere con voi la gioia di aver incontrato sua figlia qui in Italia a Monteleone di Puglia,  piccolo paesino in provincia di Foggia che le ha attribuito un premio alla pace e lei,  prima citando sua mamma Coretta ha detto:  “mia madre diceva  –  donne,  siete l’anima della nazione,  e se l’anima della nazione deve essere salvata voi dovete diventare la sua anima”  e citando suo padre:  “abbiamo ancora una scelta oggi:  o la coesistenza nonviolenta o il violento co-annichilimento” .

Bene,amici e amiche,  fratelli e sorelle,  dobbiamo capire che la disparità  di genere porta e genera violenza,  da quella verbale a quella fisica,  così  il non accogliere le differenze,  il non accogliere gli altri stili di vita o gli altri orientamenti sessuali tutto questo genera violenza:  di tutto ciò  dobbiamo risponderne noi oggi perché  siamo cristiani e cristiane e dobbiamo dare visibilità  alle donne della Bibbia come già  fatto in passato,  non so se conoscete la Bibbia delle Donne della Claudiana,  dobbiamo valorizzare,  ridare visibilità  alle donne della Bibbia,  a Maddalena che è  la prima vera apostola di Gesù  e questo deve farci capire che se vogliamo essere credibili,  se vogliamo parlare al mondo con efficacia attualizzando la portata rivoluzionaria di Gesù,  è  necessario riscoprire,  annunciare ed essere testimoni che è  in potere delle donne e degli uomini insieme dare vita al rinnovamento nelle Chiese.

Grazie.

(Trascrizione dell’intervento non rivista dall’autrice)

Cenni biografici

La testimonianza di Virginia Mariani viene dal mondo protestante evangelico.  Virginia Mariani è  docente di Lettere e vive a Mottola,  dove unisce all’interesse per la sperimentazione educativo-didattica l’impegno per i temi della Pace,  della Giustizia e dell’ambiente.  È  stata segretaria della Federazione Donne Evangeliche italiane,  attualmente è  Revisora della Chiesa battista e collabora con Toponomastica Femminile.

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