Ieri sera presso la sala Pollio della Chiesa di San Biagio è stato presentato il libro di f. Ettore Marangi, La Resurrezione come locus theologicus.
La sala gremita e la partecipazione di tanti rappresentanti delle associazioni di volontariato culturale, sociale, ambientale ha mostrato il forte legame che si è stabilito tra la gente di Galatina e f. Ettore Marangi, che qui tra noi per tre anni ha svolto il suo ministero nel mentre terminava la stesura della sua tesi di dottorato,di cui questo libro è risultato compiuto.
La partecipazione e l’attenzione è stata alta per tutta la serata, nonostante la difficoltà del tema trattato e ha insieme coinvolto intelletto ed emozioni: i relatori, don Pietro Mele e il prof. Mario Signore sono riusciti a “sminuzzare”per un pubblico veramente eterogeneo di non specialisti temi e concetti complessi mentre la musica e la poesia ci hanno permesso di accostarci anche con i sensi, seguendo una tradizione squisitamente francescana, a questa provocatoria e affascinante tesi dell’amore conviviale vincitore della morte come perno di tutto il cristianesimo.
l lavoro presentato è stato, come ha affermato l’autore, un tentativo di fare teologia a partire dal sud, i vari sud del mondo che nell’esperienza di tanti, tante volte corrispondono anche al nord: non solo i sud intesi come spazi fisici e geografici, ma anche i sud esistenziali, i sud sociali, quelli umani che portano il peso della negatività che li circonda e li sovrasta, ma che sono anche quelli più sorridenti e più solari. Leggere l’evento del Cristo e della sua Resurrezione non è tanto un esercizio di carattere culturale ma è un’esigenza dell’uomo di Dio che cerca quest’incontro: l’evento pasquale come centro del cristianesimo diventa il motore di tutte le speranze dell’uomo,anche quelle più disperate. Con la Resurrezione di Gesù è rimesso in discussione il potere assoluto della morte e di tutti coloro che confidano in questo potere della morte: la Pasqua rivela che l’amore di Cristo è un amore immortale perché è un amore che accoglie i nemici, in-vincibile.
Dall’incontro di stasera viene l’invito a fare un’esperienza sempre più integrale della fede:la fede come atto integrale, che coinvolge il cuore, la mente, le mani e i piedi, nell’operare il bene e nel camminare. È leggendo la Parola di Dio che si incontra Gesù Cristo, in cui l’agape divina assume il Volto vivo di un "amore libero e vittorioso che si rende realmente presente ai nostri sguardi":un’agape "totale, innocua,infinita,assolutamente libera, vittoriosa e amante della vita, irriducibile all’amore espresso dal solo Gesù terreno".
Nessun cristiano è privato di un’ “apparizione”personale del Cristo risorto:quindi la sfida è sempre quella di riconoscere ancora una volta la presenza del Signore risorto che ci accompagna nella storia ed è realmente capace di dire “l’ultima parola, quella definitiva, sull’egoismo e sulla morte”.
Introduzione all’incontro
(di Giuliana Pellegrino - EGERTHE! Galatina)
Io sono qui questa sera in veste di associata ad Egerthe!, l’associazione costituita da f. Ettore Marangi, autore del libro oggetto del nostro incontro.
Egerthe significa “è risorto!”: esiste quindi un evidente legame che espliciteremo,fra il pensiero espresso nel libro e tutto incentrato sul tema della Resurrezione e la direzione che fra Ettore vuole imprimere alle attività dell’associazione.
Da molto tempo ed in numerosi incontri abbiamo ascoltato il suo discorso sulla dottrina radicata nel Vangelo e vissuta nella testimonianza della preghiera ma soprattutto nel continuo richiamo alla necessità di una presenza attiva nel tessuto sociale per la promozione della pace, della giustizia, della solidarietà. Quindi le attività dell’associazione si radicano nel Vangelo per poi trovare espressione in un operare concreto in progetti di solidarietà sociale ma anche salvaguardia del Creato. Come associazione siamo state guidate a rileggere le Sacre Scritture in maniera approfondita, a riflettere e commentare i Vangeli cercando di interpretarne il linguaggio fortemente simbolico e nel procedere in queste attività si è sempre andato accettando il senso di meraviglia per l’emergere di un Volto di Gesù decisamente nuovo per la maggior parte di noi che non avevamo una cultura biblica e rispetto a quello che la tradizione ci aveva disegnato: un volto nuovo che, se accolto, fa cambiare il modo di vivere. Via via che si procedeva in questa disamina di testi, nasceva il desiderio di capirne sempre di più. Il pensiero segreto che ci spingeva a frequentare con assiduità questi appuntamenti era: Gesù non ti abbiamo capito abbastanza, ma ti vogliamo capire. Penso che ogni generazione riceva il dono della vita di Gesù da accogliere, ma deve, prima di tutto, comprenderne il senso,non solo della sua vita ma anche della sua morte ed è questo che fra Ettore ha cercato di fare con noi con una forza ed intensità della Parola e delle parole che ci ha profondamente coinvolte e convinte.
Abbiamo capito che chi sceglie Gesù come divinità la sceglie anche come cammino, come Verità, come autore di una vita diversa in cui essere uomini per gli altri, non per se stessi e che siamo al mondo non tano per organizzare novene e rosari che pure hanno la loro funzione, ma principalmente per conquistare la libertà personale, lottare per favorire la giustizia e soprattutto condividere la responsabilità degli uni verso gli altri dal momento che siamo responsabili di vivere pacificamente la nostra prosperità economica mentre viviamo in situazioni patologicamente antiumane.
Oggi, in molti ambiti, non solo quello religioso, si sta verificando una “rottura culturale” che sta imprimendo una svolta profonda al nostro tempo che cambierà la nostra cultura, il nostro stile di vita, le nostre abitudini. E questa in termini religiosi può rappresentare l’opportunità per crescere ed evolversi in maniera più genuina, liberandoci dalla schiavitù del mercato, dalle sollecitazioni del consumismo e della tecnica per tornare ad essere capaci di pensare, scegliere, accogliere concetti e quindi di comprendere e mettere in pratica il Vangelo in modo nuovo, in modo che permetta alla potenza del Vangelo di brillare in forme fresche e più comprensibili e vicine ai problemi dell’uomo del nostro tempo.
Questo rispetto per le tappe del passato, si unisce alla responsabilità dei nuovi linguaggi con cui dire Dio oggi. Siamo ben sistemati nella nostra cultura, nelle nostre comodità, nel perimetro della nostra vita quotidiana. Servono quindi, voci forti, audaci che Dio ci fa giungere attraverso le Scritture e i fatti della vita, le relazioni quotidiane che ci svegliano dalla tendenza ad addormentarci nel già conosciuto, vivendo i nostri anni nelle terre delle nostre abitudini.
Io mi fermo qui. Saranno poi don Pietro Mele e il prof. Mario Signore a dipanarci la matassa di questo impegnato e impegnativo lavoro di f. Ettore:"La Resurrezione di Gesù come Locus theologicus” vista in un’ottica interpretativa personale fondata sull’Amore, su «un amore (e qui cito il testo) inteso come sostanza dell’Onnipotente, amore infinito, in termini biblici, amore fontale che scorre senza sosta, che non si arresta mai e si fa sempre piùpiccolo per adattarsi alla realtà dell’uomo»
Dopo aver scoperto la bellezza, la poesia, il linguaggio lirico di tanti testi sacri e aver scoperto che Gesù ha sempre parlato di Dio in testi poetici (non nei dogmi) e con un linguaggio simbolico, abbiamo pensato di arricchire il nostro incontro dedicando anche qualche breve spazio alla musica e alla poesia.
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