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Maria Maddalena e il potere delle donne nella Chiesa

Intervento di Adriana Valerio in occasione della Festa di Santa Maria Maddalena,  apostola degli apostoli a Gallipoli

22 luglio 2018

Buonasera,

perché questo legame tra Maria Maddalena e il potere delle donne?  Che c’entra Maria Maddalena con il potere delle donne nella chiesa?  Beh,  c’è  una forma di potere che è  quello che esclude,  che è  quello che emargina e noi abbiamo in Maria Maddalena un emblema di quello che è  accaduto nella storia della Chiesa.  Che cosa è  accaduto? Che nei Vangeli la presenza della Maddalena è  una presenza importante,  tutti e quattro i Vangeli ci dicono che Gesù  aveva intanto un rapporto importante con le donne perché  anche le donne partecipavano al suo seguito e il suo messaggio è  rivolto a tutti indifferentemente uomini e donne.  Gesù  è  seguito dalle donne che sono sue discepole,  quindi abbiamo discepoli e discepole e tutti e quattro i Vangeli ci dicono che le donne l’hanno seguito nella sua predicazione in Galilea,  le donne sono state sempre vicine a Gesù  anche sotto la croce:  questo è  importante sottolinearlo perché  nei vangeli di Marco,  Matteo e Luca,  Maria la madre non compare sotto la croce mentre appare però  la Maddalena sotto la croce per dire l’importanza di questa donna per i Vangeli e in più,  tutti concordano nel dire che Maria Maddalena è  stata la testimone del Gesù  che è  risorto.   Quindi per questo viene riconosciuta e chiamata come apostola e io direi non tanto apostola degli apostoli ma apostola di Gesù  di Nazareth,perché  lei è  la testimone del Gesù  risorto,  del Cristo risorto.

Quindi vedete che tutti i Vangeli concordano per dire che Gesù  è  seguito dalle donne che hanno ascoltato  il suo messaggio,  ma che cosa è  accaduto poi?  È  accaduto che questa figura e il suo ruolo è  stato messo da parte perché  è  prevalsa una cattiva interpretazione,  perché  c’è  stato un errore,  un errore equivoco da parte di un Padre della Chiesa che ha identificato Maria Maddalena con una figura pure presente nei vangeli che però  è  anonima e che è  la peccatrice:  quindi Maria Maddalena è  stata identificata con la peccatrice e ora capite bene che soprattutto per un immaginario maschile è  molto più  confortante pensare ad una discepola prostituta,  una donna che ha peccato  (il peccato sessuale,  una prostituta)  e poi si è  pentita e ha passato la vita a pentirsi.  Tutta l’iconografia,  la predicazione,  per duemila anni ha puntato su questi aspetti indicando in lei un modello di donna che si converte da un peccato che poi è  il peccato sessuale mettendo da parte quello che poi veramente è  stato il suo ruolo,  che era invece di apostola:  non era cosa da poco scambiare questa identità  e mettere da parte quegli elementi che potevano indicare una strada per le donne nella chiesa che era una strada di apostolato,  di predicazione che pure c’è  stata agli inizi del cristianesimo.

Per fortuna oggi c’è  stato un recupero,  gli studi esegetici ci aiutano in questa riscoperta e lo stesso Papa ha voluto riconoscere in Maddalena l’apostola,  per cui oggi viene celebrata attraverso un culto che riconosce il suo ruolo,  ma è  ancora poco rispetto poi al riconoscimento che è stato dato alle donne,  in rapporto a quello che hanno significato sia all’origine del cristianesimo che nella storia del cristianesimo.

Capite bene che qua ci troviamo davanti ad una grande domanda:  perché  le donne sono state emarginate,  laddove abbiamo un Vangelo che parla in maniera molto chiara di una presenza,  di un significato,  di ruoli che esse svolgevano nella chiesa delle origini?   È  anche significativo che nelle lettere di Paolo,  per esempio,  mentre da una parte si dice che le donne profetizzavano quindi avevano un ruolo  (nella prima lettera ai Corinzi si dice che le donne profetizzano quindi significa che hanno la parola autorevole)  nella stessa lettera poi c’è  una frase che ha avuto un successo strepitoso in tutta la cristianità  e mai gli uomini sono stati così  d’accordo con una frase presente in questa lettera di san Paolo apostolo ai Corinti che è  quella che dice  “le donne tacciano in assemblea”  (capitolo XIV versetto 34):  tutti gli uomini concordi nel dire che le donne non devono avere una parola pubblica,  una parola autorevole,  infatti tacere in assemblea significa non avere la parola autorevole.  Quindi vedete come nella stessa lettera di Paolo  -  che sono i primi scritti cristiani,  noi ci troviamo davanti a delle contraddizioni,  cioè  davanti ad un Paolo che dice che le donne profetizzano e quindi che parlano e poi che le donne devono tacere.  È  probabile che qui l’intervento di Paolo sia rivolto alle donne di Corinto quindi alle donne di quella comunità,  certo non a tutte le donne del mondo ma per la Chiesa questa frase ha significato poi chiedere che le donne abbiano un ruolo di passività,  di silenzio e soltanto di ascolto e non quello dell’autorevolezza:  “le donne tacciano”.

È  anche importante capire poi se questo versetto è  stato sempre interpretato così,  caso mai lo riprendiamo questo discorso,  perché  anche durante il Concilio Vaticano II quando furono invitate le donne –  perché  non so se lo sapete,  ma ben 24 donne furono invitate come uditrici al Concilio Vaticano II,   10 religiose e 13 laiche -  per due volte chiesero che le uditrici e gli uditori,  perché  c’erano uomini e donne,   potessero presentare all’assemblea del Concilio i risultati delle loro riflessioni:  ebbene,  per due volte fu detto loro  che non era possibile che una donna potesse rappresentare e parlare per l’assemblea perché  Paolo aveva detto  “le donne tacciano in assemblea”  e qui ci troviamo nel 1965.    C’è  stato invece un vescovo che in quell’occasione intervenne sul Gazzettino di Vittorio Veneto:  era il vescovo Albino Luciani il quale intervenne dicendo  «ma veramente io sono favorevole alla partecipazione dei laici e delle donne perché  in fondo poi Paolo sì,  avrà  detto pure che le donne devono tacere ma certamente non lo ha detto a tutte le donne del mondo ma se l’ha detto,  l’ha detto alle donne di Corinto che in quel momento facevano chiasso,  certo non poteva pensare a tutte le donne di tutti i secoli»,  ma Albino Luciani poi non è  stato preso molto in considerazione se comunque al Concilio Vaticano II non è  stato consentito alle donne di parlare in pubblico.

Ora,  brevemente perché  certo non possiamo attraversare duemila anni di storia del cristianesimo,  il problema che io  pongo in rapporto al tema del potere è:  che cosa significa il potere nella chiesa?  Anzi,   i problemi sono di due tipi:  primo,  se ci deve essere un potere nella Chiesa,  perchè  sapete che il Vangelo è  molto chiaro,   in tutti i Vangeli c’è  concordanza nel dire che Gesù  ha posto chiaramente che i discepoli e le discepole tra di loro non dovessero mettere in atto dei sistemi di prevaricazione  “i popoli del mondo governano con violenza,  tra di voi non sia così”  (Mc,  cap.10)  cioè  nella nuova comunità  che nasce intorno a Gesù di Nazareth il principio non è  assolutamente il potere,  il potere che schiaccia,  siamo tutti fratelli e sorelle perché  figli e figlie di un Dio che è  padre e madre e non c’è  nemmeno il principio della primogenitura,  per cui non c’è  nemmeno la gerarchia del primo,perché  sapete che tutta la storia biblica sottolinea che la promessa non passa attraverso il primogenito,  ma attraverso quello che Dio sceglie e che a volte è  il secondogenito,  il terzogenito o una persona a caso.

Quindi,  con la messa in discussione del principio di potere,  la prima questione è  se ci debba essere un potere della Chiesa mentre  la seconda questione,  se comunque ci deve essere un governo perché  quando c’è  una comunità  c’è  qualcuno che prende le decisioni,  se queste decisioni debbano essere prese soltanto da maschi,  da un clero celibatario maschile o  invece da tutti i discepoli e le discepole che seguono Gesù  di Nazareth.

Due riflessioni in rapporto alla prima questione e cioè  il rifiuto del potere.  È  molto semplice come esempio,  perché  è  un esempio di una persona che certamente voi conoscete e che sta molto a cuore alla spiritualità  cattolica,  è  quello di Francesco d’Assisi:  ricordate che Francesco davanti al padre e davanti al vescovo si spoglia nudo e questa è  una chiara contestazione della riforma gregoriana,  cioè  della riforma attuata dal papa Gregorio VII  che aveva centrato tutto il potere nelle mani della Chiesa e del clero.  Con questo gesto Francesco rivendica una modalità  diversa di vivere i rapporti tra le persone che è  una modalità  che non poggia sul potere e soprattutto sul potere maschile,  nel senso che lui si faceva chiamare madre non si faceva chiamare padre,  perché  la madre è  colei che governa,  il padre  invece nell’immaginario simbolico è  colui che ha potere.  Allora Francesco quando parla di sé  parla in termini femminili e quando Chiara sogna Francesco sogna un Francesco con le mammelle,  un Francesco che allatta:  non è  una novità,  a riguardo c’è  tutto un filone,  Gesù  con le mammelle,  Gesù  che allatta,  perché  Gesù  esprime chiaramente i femminili quando nutre con l’eucarestia.  Quindi nella spiritualità  francescana che Chiara poi porta avanti  (infatti chiara scrive poi una Regola per le donne dove non mette al centro la madre badessa che opprime le sorelle ma è  una madre tra le sorelle che ascolta anche la più  piccola)  c’è  un rovesciamento proprio in linea con il Vangelo per indicare che bisogna vivere il Vangelo non con un potere che opprime ma con un governo che invece condivide e questa è  un’indicazione che vale per gli uomini e per le donne.

L’altra questione è  invece se le donne possano anche loro partecipare,  condividere le decisioni,  la gestione della vita comunitaria perché  questo è  il punto che ancora oggi brucia sulle spalle delle donne in quanto ancora oggi tutte le decisioni sono prese dal clero,  da un clero che esclude non solo le donne ma anche i laici evidentemente.  E qui tutta la riflessione che si sta facendo oggi nella teologia,  nella teologia delle donne per andare alla radice del messaggio evangelico per indicare cioè  una possibilità  di ripercorrere quell’annuncio di una comunità  in cui discepoli e discepole insieme seguono il Cristo risorto:  le stesse immagini che Gesù  offre e che sono presenti nel vangelo di Luca cap. XV  quando Gesù  indica in questo regno che bisogna attuare,  un regno dove si richiede la partecipazione responsabile di tutti quanti,  uomini e donne.  E allora,  in questo annuncio del regno Gesù  dà  delle indicazioni su come debba essere questo Dio,  su come possiamo rappresentare Dio che chiede che i suoi discepoli e le sue discepole siano perfetti come è  perfetto lui ed è  interessante vedere come Gesù  indica nella figura di Dio una possibilità  articolata della sua immagine.  La prima immagine è  quella di un Dio come un pastore che cerca la pecora perduta quindi un pastore che và  alla ricerca di chi si perde fuori dal recinto e che non si dà  pace finchè  non trova la pecora e quando la trova fa una grande festa.  La seconda immagine,  vi ricordate la seconda parabola,  Dio è  come una donna che in casa ha perduto una moneta e la cerca e quando la trova chiama le amiche e fa una grande festa.  Vedete come Gesù  stesso articola l’immagine di Dio attraverso l’immagine maschile e femminile,  ad indicare che questo Dio che noi rappresentiamo non è  il Dio maschio,  crudele,  tiranno ma un Dio pastore,  che và  alla ricerca,  che è  una donna quindi dà  anche un’immagine femminile di un Dio che ha cura di chi si perde all’interno della comunità,  della casa.  E la terza parabola,  quella più  conosciuta forse,  che una volta si chiamava del figliol prodigo e che oggi invece si chiama del padre misericordioso,  perché  ci dice come questo Dio è  un Dio che lascia andare il figlio che chiede l’eredità,  un figlio che si allontana,  si perde e quando ritorna  -  e ritorna certo non perché  pentito ma perché  ha capito che altrimenti non mangia –  quando ritorna gli và  incontro,  corre verso il figlio che si era perduto e lo abbraccia e questo Dio è  chiaramente la messa in discussione di un Dio paterno,  giudice,  severo perché  è  un padre misericordioso e un padre materno e un padre che abbraccia e voi sapete che in ebraico l’utero ha la stessa radice di misericordia:  è  un Dio con l’utero,  è  un Dio misericordioso.  Allora,  lo stesso Gesù  ci indica  una modalità  diversa di narrare Dio,  attraverso non le immagini del potere ma attraverso l’immagine di un padre materno che è  un padre misericordioso,  che è  anche un’indicazione di come anche noi dobbiamo essere nei rapporti tra di noi.

Ritornando a Francesco,  non è  un caso che tutto il filone francescano abbia riscoperto un Dio che non è  un Dio severo,  tiranno che vuole la morte del figlio,  che immagine crudele di questa teologia del peccato,  ma invece che cos’è?  È  il Dio bambino,  il Dio fragile,  la fragilità  del bambino del presepe e la fragilità  del Gesù  che muore,  i due elementi della nascita e della morte,  nella spiritualità  francescana sono gli elementi che indicano che il Dio che annunciamo non è  il Dio potente delle guerre e delle lotte ma il Dio fragile,  che ha bisogno della nostra cura,  del nostro accudimento.  Allora ecco che queste indicazioni ci possono far capire come l’importanza di riscoprire la presenza delle donne nella chiesa significa da una parte riscoprire il valore che hanno avuto all’interno dei Vangeli e dall’altra dare alle donne un ruolo affinchè  la Chiesa sia una Chiesa di uomini e donne ma in rapporto ad una gestione del governo che ci renda tutti quanti discepoli e discepole corresponsabili e non invece una struttura gerarchica opprimente dove ci sta chi comanda e chi ubbidisce.

Grazie.

(Versione non rivista dall’autrice)

Breve presentazione dell’autrice

Adrana Valerio

Laureata in Filosofia (Napoli 1975) e in Teologia (Napoli 1982) dopo aver conseguito la licenza a Friburgo in Svizzera,insegna Storia del Cristianesimo e delle Chiese presso l’Università di Napoli “Federico II”.  È stata (2001-2003) delegata ONU (presso le sedi di Ginevra e di Vienna) e responsabile dei rapporti internazionali per conto della  St. Joans International Alliance (to secure de jure and de facto equality between women and men in state,society and church,sede Bruxelles) e ha diretto per tre anni (1998-2002) il  Centro Adelaide Pignatelli per la ricerca storico-religiosa delle donne (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa). Consigliera presso la Consulta Regionale Femminile della Regione Campania,è stata inoltre promotrice dell’agreement Socrates-Erasmus tra la Federico II e l’Instituto de Estudios de la Mujer,Universidad di Granata,Spagna (1999-2008). Tra le fondatrici del Coordinamento delle teologhe italiane,dal 2003 al 2007 è stata presidente dell’AFERT (Associazione Femminile Europea per la Ricerca Teologica) e presidente emerito della Fondazione Valerio per gli studi sulle donne,(2003-2013),quest’ultima nata nel 2003 dall’esigenza di incentivare e sostenere gli studi relativi alla storia delle donne nei suoi molteplici e variegati aspetti.

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