Una festa a Gallipoli e Ostuni
Anche quest’anno, per il secondo anno consecutivo, la nostra associazione si è impegnata a festeggiare santa Maria Maddalena, apostola degli apostoli o per meglio dire in modo da fugare ogni dubbio sul valore della sua vita e della sua missione, l’apostola di Gesù.
Continua ad essere importante fare memoria di questa donna di cui raccontano i vangeli della resurrezione, perché sebbene tutte le interpretazioni storiche e la tradizione greco bizantina concordino nel dire che ella fu una guida autorevole, tuttavia nella chiesa latina fu travolta per secoli dall’ingiusto equivoco che per denigrare la sua autorità , la descrisse come una prostituta.
Quest’anno la nostra associazione ha voluto raddoppiare la festa, non solo ad Ostuni che ha ospitato con successo già la prima edizione, ma anche a Gallipoli, in un intreccio di riflessioni e arte da cui Maria Maddalena è emersa come figura di donna in tutta la sua ricchezza: l’amata da Gesù,fedele al suo insegnamento e testimone della Resurrezione e la protagonista di vari scritti paralleli ai Vangeli sinottici e apocrifi (dal Vangelo di Tommaso a quello di Maria Maddalena recentemente edito da Carla Ricci). Alla persona di Maria Maddalena,che nella sua vita è stata un’esclusa proprio come quei poveri amati da Gesù e fatti destinatari della sua buona Notizia, è legato il destino di tutte le donne nei secoli, come ha spiegato Adriana Valerio, teologa e storica della Chiesa: le donne nella Chiesa anche oggi non hanno alcun accesso alla condivisione di responsabilità con l’universo maschile, ad esse è preclusa la predicazione missionaria laica, ma in una realtà ancora tanto a loro ostile,cominciano ad interrogarsi sul cambiamento da operare nella Chiesa e sul significato evangelico del potere e del servizio.
Annastella Carino, docente di storia moderna, ha presentato le figure controverse delle streghe descrivendo un’umanità femminile privata per secoli di una personalità giuridica e sociale, perseguitata dalle Chiese stesse (protestante ma anche –sebbene in modo minoritario cattolica) nei suoi tentativi di non conformarsi ai criteri di rappresentazione maschili e che, nonostante i divieti e le repressioni, è diventata figura della rinascita con i movimenti femministi che nella loro onda d’urto hanno finito col dare tanti spunti anche alla teologia cristiana per nuove letture della Bibbia dalla parte degli esclusi della storia e degli impoveriti.
Virginia Mariani anche quest’anno ha portato la sua preziosa testimonianza in veste ecumenica: nata da genitori passati dal credo cattolico alla fede battista, ma educata nello spirito protestante, Virginia ha delineato il percorso di emancipazione della donna nella chiesa evangelica, un percorso che già da decenni ha aperto al sacerdozio femminile. Virginia è stata per lungo tempo segretaria della Federazione Donne evangeliche italiane e tutt’ora svolge un ruolo importante come revisora nella sua chiesa, ma quello che l’ha più di tutto coinvolta è la riflessione sulla lingua, convinta che il maschilismo e la violenza ad esso legata debbano essere combattuti a più livelli e ogni giorno anche con la lingua che parliamo e che ci esprime come individui e figli di Dio.
A Gallipoli la nostra associazione ha voluto dare particolare spazio anche a riflessioni espresse in forma artistica: il canto con Elisa Romano, la poesia con le liriche composte dalla poetessa Laura Barone e lette dalla giovane e intensa attrice Margherita Manco e la danza orientale, con la maestra Francesca de Luca e la sua scuola, che a dispetto delle condizioni climatiche e logistiche non facili, ha presentato una danza nata in Egitto in un gruppo matriarcale di donne poi perseguitate e uccise proprio per le loro scelte di vita.
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